Muhammad è il Messaggero di Allah e quanti sono con lui sono duri con i miscredenti e compassionevoli fra loro. Li vedrai inchinarsi e prosternarsi, bramando la grazia di Allah e il Suo compiacimento. Il loro segno è, sui loro volti, la traccia della prosternazione: ecco l’immagine che ne dà di loro la Toràh. L’immagine che invece ne dà il Vangelo è quella di un seme che fa uscire il suo germoglio, poi lo rafforza e lo ingrossa, ed esso si erge sul suo stelo nell’ammirazione dei seminatori. Tramite loro Allah fa corrucciare i miscredenti. Allah promette perdono e immensa ricompensa a coloro che credono e compiono il bene.
1 II termine «fath» che traduciamo con «vittoria», significa fondamentalmente «apertura di qualcosa che era chiuso».
2 Nel primo versetto di questa sura Allah (gloria a Lui l’Altissimo) si rivolge al Suo Inviato (pace e benedizioni su di lui) annunciandogli una grande vittoria: secondo la maggior parte degli esegeti si tratta di un riferimento esplicito al patto di Hudaybiya stipulato con i Quraysh nel vi anno dall’Egira (d.C.). L’accordo aveva suscitato reazioni di sconcerto e delusione tra i musulmani che videro svanire la possibilità di recarsi in quell’anno alla Mecca per assolvere ai riti dell’Umra (il piccolo pellegrinaggio). Le condizioni della tregua e le modalità in cui era stato steso il documento erano inoltre sembrate una resa alle pretese dei politeisti (vedi in calce alla nota il testo dell’accordo). In quell’occasione l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) ricevette una rivelazione in base alla quale chiamò i suoi compagni a rinnovargli il patto di obbedienza (vedi vers. della sura). In tal modo riuscì a rinsaldare la comunità e corroborarne la fede nel disegno divino di cui era strumento. Nei due anni che seguirono i musulmani attaccarono e conquistarono l’oasi di Khaybar eliminando un focolaio di eversione antislamica, assolsero trionfalmente all’Umra, e conquistarono La Mecca mettendo al bando l’idolatria. Il testo dell’accordo non si discosta sostanzialmente dalla versione che ne dà il Lings: «Questi sono i termini della tregua tra Muhammad ibn Abd Allah e Suhayl ibn Amr (questo il nome del capo della delegazione dei politeisti meccani. N.d.R.). Essi hanno stabilito di deporre le armi per dieci anni, tempo in cui gli uomini saranno sicuri e non si faranno violenza; a condizione che Muhammad restituisca quei Quraysh che verranno da lui senza il consenso dei loro custodi, ma se quelli che sono con Muhammad andranno dai Quraysh, essi non saranno restituiti. Non vi saranno né sotterfugi né tradimenti e chiunque desideri essere legato nel patto con Muhammad potrà farlo; e chiunque desideri essere legato nel patto con i Quraysh potrà farlo. Tu, Muhammad, ti allontanerai per quest’anno e non entrerai alla Mecca contro il nostro volere e noi presenti. Ma l’anno prossimo noi usciremo dalla Mecca e tu vi entrerai con i tuoi compagni, restandovi tre giorni, senza portare altre armi che quelle del viaggiatore, con le spade nel fodero» (M. Lings, op. cit., tratto da Ibn Ishàq, Sîrat Rasùl Allah).
3 L’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) è lo strumento precipuo della volontà di Allah (gloria a Lui l’Altissimo): i suoi «errori» sono occasioni di rivelazione o di riflessione critica da parte dei credenti sui loro stessi comportamenti. La personalità di Muhammad che già era cristallina negli anni precedenti la sua missione, venne illuminata dalla rivelazione al punto che, come disse sua moglie ‘ Aisha (che Allah sia soddisfatto di lei) «egli era un Corano vivente». Commentando questo versetto egli soleva dire: «Mi è stato rivelato un versetto che mi è più caro di tutto questo mondo e quel che contiene». Ma anche questo dono non lo rese incurante o peggio ingrato, anzi! La stessa ‘Aisha ci ha tramandato che una volta, presa dalla pena nel vedere i piedi di Muhammad, gonfi e tumefatti per il lungo stare ritto nelle sue orazioni notturne, gli disse: «Perché ti dai tanta pena visto che Allah ti ha perdonato tutti i tuoi peccati?». Il Messaggero di Allah rispose: «Non dovrei essere un servo riconoscente al mio Signore?».
4 La pace interiore («Sakina»): che proviene direttamente da Allah.
5 Allusione al giuramento di Hudaybiya. Vedi nota
6 «Quei beduini»: il versetto si riferisce ai beduini delle tribù Juhayna, Muzayna, Aslam e Ghifàr, che avevano stipulato un accordo con l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui). Quando Muhammad decise di assolvere al pellegrinaggio (vedi nota si defilarono temendo uno scontro con i Quraysh, accampando miseri pretesti (Tabarì XXVI, 77).
7 I beduini di cui al vers. (vedi anche la nota precedente) pretendono di seguire i credenti in una campagna che promette un ricco bottino (la presa di Khaybar secondo Tabarì) ma Allah (gloria a Lui l’Altissimo) lo aveva promesso ai credenti che avevano seguito il Suo Inviato (pace e benedizioni su di lui) a Hudaybiya e gli avevano prestato giuramento di fedeltà.
8 «gente di grande valore»: le tribù arabe ribelli, i Persiani e i Romani; il versetto annuncia le molte guerre che i musulmani avrebbero combattuto negli anni a venire e che ancora combattono. «Non ci sarà colpa per il cieco…»: se non combatteranno.
9 Allusione all’albero sotto il quale i musulmani rinnovarono la loro fedeltà all’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) vedi nota
10 Vedi vers. e la nota.
11 «ha propiziato questa [tregua]»: lett.: «ha affrettato questa», in base al testo successivo propendiamo per questa traduzione. Un’altra versione possibile: «ha propiziato il bottino» riferendosi a quello che i musulmani avrebbero preso a Khaybar. (Vedi nota 2.)
12 La presa della Mecca, in primo luogo, e in generale la sfolgorante serie di vittorie militari che condussero i musulmani a conquistare tutto il Nord Africa e la Persia.
13 «consuetudine di Allah»: la maniera di comportarsi dell’Altissimo, che è immutabilmente conforme alla Sua divina logica.
14 «Se non ci fossero stati uomini credenti…» [vi sarebbe stato permesso di attaccare La Mecca],
15 «il furore dell’ignoranza»: «jâhilya», l’ignoranza preislamica. Il versetto allude all’insolenza con la quale i rappresentanti dei Quraysh trattarono l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) neîla fase conclusiva del trattato di Hudaybiya. Non accettarono che il documento iniziasse con la başmala (In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso) e neppure che Muhammad si qualificasse come Inviato di Allah. Vedi nota al vers.
16 «all’espressione del timore [di Allah]»: l’attestazione di fede «Non c’è dio all’infuori di Allah, Muhammad è l’Inviato di Allah».
17 «la veridicità della visione»: l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) aveva avuto in sogno la visione dell’entrata alla Mecca e si decise a tentare il viaggio per rUmra che si concluse a Hudaybiya. Delusi e amareggiati molti musulmani gliela rinfacciarono. Quando nell’anno successivo portarono a termine la ‘Umra Muhammad (pace e benedizioni su di lui) li rimproverò per la loro impazienza e la loro poca fede.
18 La rasatura del capo o il taglio di (almeno) una ciocca di capelli fanno parte dei riti conclusivi del pellegrinaggio e sono il segno del ritorno allo stato profano. (Vedi Appendice 5.)
19 La conquista dell’oasi di Khaybar.