la via di Allah, Cui appartiene tutto quel che è nei cieli e sulla terra. Sì, ritornano ad Allah tutte le cose.
1 Il vers. da cui trae il suo nome questa sura recita: «coloro che… si consultano vicendevolmente»: è il principio della «shûrâ»: la consultazione, la partecipazione alle decisioni che riguardano la comunità. Questo è il fondamento coranico di quella che potrebbe essere definita una «democrazia teocentrica». L’umma islamica è comunità terrena di individui che devono tendere alla realizzazione della visione di Allah nell’altra vita. Per far questo sono necessari: fede e abbandono ad Allah (cfr. vers. 36), controllo delle passioni, purezza di intenti, amore per i propri simili (cfr. vers. 37), disponibilità totale nei confronti di Allah, pratica religiosa, «shûrâ», generosità (cfr. vers. 38), capacità di difendere i propri diritti con decisione e moderazione (vedi vers. e al contempo misericordia verso i colpevoli. Vivere questa vita in previsione dell’Altra, guadagnarsi l’Altra vita vivendo nel migliore dei modi il passaggio terreno: questa è la tensione morale che anima i musulmani.
2 Vedi Appendice
3 «a te Muhammad e ai messaggeri che ti precedettero.»
4 «sprofondano i cieli»: intimiditi dalla potenza e dalla maestà di Allah (gloria a Lui l’Altissimo).
5 «Tu non sei»: o Muhammad.
6 «la Madre delle città»: La Mecca. In questo caso «Madre» indica l’eccellenza che Allah ha conferito a questa città. (Sul significato esteso che la lingua araba attribuisce ai termini «padre e madre» vedi nota a III, 7.) La Mecca si trova nel luogo che, secondo la tradizione, fu il primo da cui si ritirarono le acque dopo il diluvio, luogo in cui Allah (gloria a Lui l’Altissimo) volle che fosse innalzata la Sua Casa su questa terra, la Santa Ka‘ba, facendone l’orientazione dell’orazione rituale dei musulmani e la meta del pellegrinaggio. Al tempo dell’Egira, l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) rivolse lo sguardo alla sua città che era stato costretto ad abbandonare e disse: «Giuro che sei la migliore delle terre di Allah e la più amata, e se non fosse la mia gente ad esiliarmi da te non ti avrei mai lasciato». La dottrina islamica afferma che La Mecca costituisce il cuore del mondo e pertanto l’espressione coranica «… affinché tu ammonisca la Madre delle città e coloro che [le abitano] attorno», equivale a indicare “tutto il mondo”, come nell’espressione latina “urbi et orbi” (che si riferisce a Roma e all’intero pianeta).
7 «Giorno della Riunione»: uno dei nomi appellativi del Giorno del Giudizio.
8 «la Fiamma», uno dei nomi dell’Inferno.
9 Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ci dice che le divisioni religiose tra gli uomini derivano dalla Sua volontà e che solo la Sua misericordia può far sì che l’individuo venga a far parte di quella comunità che Egli Stesso ha definito «equilibrata, ottimale» (vedi II, e la nota), cioè quella islamica.
10 II versetto ribadisce l’assoluta priorità della parola di Allah (gloria a Lui l’Altissimo) come criterio di valutazione di ogni situazione ed equivale nella sostanza al vers. IV, (vedi anche la nota).
11 «Niente è simile a Lui» recita questo versetto, «Nessuno è uguale a Lui» dice la sura CXII. Allah (gloria a Lui l’Altissimo) è assolutamente diverso dalle Sue creature, e questa diversità è di natura qualitativa. Allah (gloria a Lui l’Altissimo) non è solo il Più Grande, Egli è la grandezza, non è solo il Più Forte, Egli è la forza. Le espressioni antropomorfe riferite a Lui che troviamo sul Corano hanno il solo scopo di facilitarci la comprensione della Sua Natura.
12 «si divisero»: soggetto del verbo sono gli ebrei che si divisero in molte sette.
13 «Se non fosse per…»: la decisione di Allah di regolare i conti con la maggior parte degli uomini solo nel Giorno del Giudizio.
14 «Coloro che…»: i cristiani, anche loro divisi in moltissime sette già ai tempi della rivelazione coranica (e oggi ancora di più).
15 Nonostante che questo versetto venga considerato meccano, il problema che affronta e le soluzioni che indica sembrano da inserire in ambiente medinese, in cui il rapporto con i cristiani e gli ebrei poneva ai musulmani alcuni problemi dottrinali e di convivenza. Messaggio esplicito, condotta cristallina, fortezza d’animo, queste le caratteristiche che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) raccomanda al Suo Inviato (pace e benedizioni su di lui) e, di riflesso, a tutti i musulmani.
16 «dopo che già Gli è stato risposto»: dopo che i credenti hanno accettato il messaggio recato da Muhammad (pace e benedizioni su di lui) e hanno dato prova di lealtà nei confronti di Allah (gloria a Lui l’Altissimo) e del Suo Inviato.
17 «Chi ti potrà rendere edotto», all’infuori di Allah.
18 Come in altri brani, la metafora agricola serve a rappresentare la possibilità di scelta di vita che si pone all’uomo: investire per il contingente o investire per l’assoluto, usare tempo ed energia per ottenere materia finita e caduca, o breve effimero successo, oppure cercare di guadagnare il premio infinito e perfetto. La scelta dell’uomo di intelletto dovrebbe essere scontata. Invece non è solo questione di intelletto se è vero, come è vero, che siamo circondati da individui che gettano al vento la loro intelligenza e le loro capacità investendole totalmente nelle realizzazioni di questa vita terrena. La verità è che più ancora dell’intelligenza è necessaria la fede ma Allah la dà solo a chi la desidera nel più profondo di sé.
19 In molti altri brani Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ordina al Suo Invitato (pace e benedizioni su di lui) di non richiedere nessuna ricompensa per il suo apostolato e di affermare che questa ricompensa è presso Allah. In questo versetto gli ordina di chiedere amore per i parenti, ma di quali parenti si tratta? Tabarì propone alcune interpretazioni, ma conclude dando la preferenza a questa: l’invito è rivolto fondamentalmente ai Quraysh e coloro da amare sono Muhammad stesso e la sua famiglia che (secondo Ibn ‘Abbàs) erano legati da un legame di parentela con ognuno dei clan coreisciti. Alcuni esegeti hanno ritenuto che fosse un invito all’affezione per Abù Bakr (che Allah sia soddisfatto di lui) amico fedele e suocero di Muhammad. Considerando che il versetto (insieme ai due successivi) fa parte dell’aggiunta medinese ad una sura meccana, si potrebbe leggervi un invito all’amore tra emigranti e ausiliari che, nella fase immediatamente successiva all’Egira, costituiva la base di solidarietà tra credenti su cui si sarebbe costruita la comunità islamica di Medina.
20 «sigillerebbe il tuo cuore»: fino a farti dimenticare il Corano che ti ha rivelato (Tabarì xxv, 27).
21 II versetto può essere interpretato come una possibile indicazione che esistano (oltre ai terrestri) altri esseri viventi sparsi nel creato.
22 «… di quello che avranno fatto le vostre mani»: avrete il raccolto corrispondente a quello che avrete seminato.
23 Distrugge le navi con una tempesta per punire dei loro peccati gli uomini che vi stanno a bordo.
24 «si consultano vicendevolmente»: vedi nota al titolo della sura.
25 Secondo un hadith dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) ci sono tre cose che sono sacre al musulmano e che autorizzano la sua reazione contro chiunque le offenda: il sangue (la sua integrità fisica), l’onore (la sua rispettabilità e quella della sua famiglia), i beni (quello che onestamente possiede). Anche la società islamica ha diritti che devono essere tutelati e difesi; se questo non avviene è inevitabile la diffusione della «fitna» (lo scandalo, il disordine, la corruzione, cfr. nota a II, 191). L’azione, la parola e l’intenzione sono, in ordine di importanza, gli strumenti atti alla difesa del bene e alla condanna del male. Si potrà usare la parola solo quando non sarà possibile usare l’azione, e l’intenzione (o intima riprovazione) sarà lecita solo quando gli altri due strumenti non saranno utilizzabili.
26 La legge del contrappasso è quanto di più severo possa applicare l’uomo per difendere se stesso e la comunità. Travalicare questi limiti fissati da Allah sarebbe ancor più grave del male stesso che si vuole punire. In tutto quello che riguarda i reati contro la persona, specie quelli colposi e preterintenzionali, viene inoltre raccomandato il perdono e la riconciliazione con il colpevole.
27 «… per ritornare»: sulla terra. Come in altri brani il Corano ci tratteggia l’atteggiamento dei dannati alla vista dell’Inferno. Vorrebbero tornare sulla terra per guadagnarsi la benevolenza di Allah, ma è troppo tardi, hanno avuto la loro prova e non l’hanno superata.
28 In questo versetto vengono indicati tre modi con cui Allah (gloria a Lui l’Altissimo) comunica con gli uomini che ha innalzato alla dignità di Suoi profeti o messaggeri. In primo luogo «l’ispirazione» che comunica direttamente allo spirito dell’uomo e alla sua mente senza altro fenomeno sensibile, poi «da dietro un velo» (la stessa espressione che abbiamo tradotto «da dietro una cortina», cfr. XXXIII, ed è ad esempio il caso della prima rivelazione di Allah a Mosè (vedi sura xxvii, XXIX, o «inviando un messaggero», cioè un Angelo, come avvenne per la rivelazione fatta scendere su Muhammad nella grotta di Hira e in molti altri casi (gli Angeli inviati ad Abramo e poi a Lot, ecc.).
29 « uno spirito »:secondo l’esegesi classica (Tabarî XXV, si riferisce al Corano.