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Di’ a coloro che non credono: «Agite per quanto vi è possibile, ché anche noi agiremo.

Hamza Roberto Piccardo

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E aspettate, ché anche noi aspetteremo!».

Hamza Roberto Piccardo

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Appartiene ad Allah l’invisibile dei cieli e della terra, a Lui si riconduce l’ordine totale. AdoraLo dunque e confida in Lui. Il tuo Signore non è disattento a quello che fate. 1 Hûd, insieme a Sâlih e Shu‘ayb (pace su di loro), è uno dei profeti arabi che la tradizione giudaica, desiderosa di dare alla profezia monoteistica un’impronta esclusivamente ebraica, non riconosce. In questa sura vengono riferiti episodi che lo videro, al pari degli altri, protagonista di predicazioni che, per volontà dell’Altissimo, non ebbero l’esito felice di convertire le genti. Insieme a loro vengono citati Noè, Abramo, Lot e Mosè, di cui vengono accennate le ben note storie, stabilendo quel vincolo tra le diverse dispensazioni profetiche che tende a dimostrare come la rivelazione coranica tutte le comprenda e riconosca. 2 Vedi Appendice 3 Il termine «bushra» implica il concetto di «buona notizia» ed è in questo senso che abbiamo tradotto «bascîr». 4 «il castigo di un gran Giorno»: il giorno del Giudizio e della Resurrezione, 5 «che si ripiegano su se stessi»: lett. «che ripiegano i loro petti». 6 Vedi x, e la nota. 7 «…allora [stava] sulle acque il Suo Trono…»: i commentatori classici (Tabarî XII. 4-Ibn Kathîr II, riferiscono che quando l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) venne interrogato a proposito di questa espressione rispose: «Allah, prima della creazione, era in una massa nebulosa». Anche con questa spiegazione il brano pone molti problemi di comprensione e di spiegazione. Volendo avanzare un’ipotesi ci sembra di poter identificare il «Trono» come il simbolo di una Signoria spazio-temporale su un mondo in cui queste due dimensioni hanno importanza fondamentale. Allah è al di sopra di tutto ciò poiché Egli possiede tutto lo spazio e tutto il tempo della creazione e ne era al di sopra anche prima che i cieli e la terra fossero creati. In quel tempo la Sua Signoria sul creato era rappresentata dal dominio delle acque, dei vapori di quella «nebulosa iniziale» da cui le attuali teorie della fisica fanno iniziare la formazione dell’universo quale lo conosciamo oggi. Un’interpretazione di Ibn ’Abbas secondo cui il «Trono» sarebbe un’allegoria della Scienza di Allah, che tutto comprende in sé, ci sembra che possa in qualche modo suffragare questa interpretazione. 8 A proposito delle accuse rivolte a Muhammad (pace e benedizioni su di lui) di essere l’autore del Corano e alla sfida lanciata ai miscredenti vedi nota a x, 9 «Sarete musulmani?»: come dire: «sarete sottomessi ad Allah». 10 Allah compenserà le azioni degli uomini in base alla loro intenzione intrinseca. Tutto quello che essi avranno fatto per amor Suo avrà compenso nell’Altra vita, quello che avranno fatto per amore di se stessi o del mondo sarà compensato in questa vita e di fronte all’eternità sarà stato inutile. Per meglio spiegare questo concetto riferiamo un hadith molto noto: Abu Hurayra riferì: «Ho sentito l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) dire: “Il primo uomo su cui sarà emanato il giudizio il Giorno della Resurrezione sarà un uomo che avrà subito il martirio: lo si condurrà e gli si faranno riconoscere i benefici ricevuti, ed egli li riconoscerà; e gli sarà chiesto: ‘Che nediai fatto?’; egli risponderà: ‘Ho combattuto in Tuo Nome fino a subire il martirio’; Menti – replicherà -: Tu invece hai combattuto perché si dicesse ‘E un ardimentoso’, il che è stato detto; quindi si darà l’ordine per lui e sarà trascinato a faccia in giù per essere gettato nel Fuoco. E un uomo che apprese la scienza e la insegnò, e che recitava il Corano: lo si condurrà e gli si faranno riconoscere i benefici ricevuti, ed egli li riconoscerà; e gli sarà chiesto: ‘Che ne hai fatto?’; ‘Ho studiato la scienza e l’ho insegnata, ed ho recitato il Corano in Tuo Nome’; Menti – replicherà Tu invece hai studiato perché si dicesse ‘È un sapiente’, e recitavi il Corano perché si dicesse ‘È un lettore del Corano’ il che è stato detto; poi si darà l’ordine per lui e sarà trascinato a faccia in giù per essere gettato nel Fuoco. Quindi un uomo su cui Allah fu largo e a cui concesse varie sorte di beni; lo si condurrà e gli si faranno riconoscere i benefici ricevuti, ed egli li riconoscerà; e gli sarà chiesto: ‘Che ne hai fatto?’; ‘Non ho tralasciato alcuno dei modi in cui Tu ami si dispensi senza dispensare nel Tuo Nome’; Menti – replicherà -; invece tu l’hai fatto perché si dicesse ‘È un generoso’, il che è stato detto; poi si darà l’ordine per lui e sarà trascinato a faccia in giù per essere gettato nel Fuoco”». Lo ha trasmesso Muslim (da lì Giardino dei Devoti, p. 445). 11 «[Cosa dire allora di] colui»; Muhammad (pace e benedizioni su di lui). 12 «che si basa su una prova»: il Corano. 13 «che un testimone da Lui inviato gli] recita»; l’angelo Gabriele (pace su di lui). 14 «alla quale essi credono»; il soggetto sono gli ebrei. 15 «E quelli delle fazioni che non ci credono»; i pagani arabi. 16 Quella di far breccia nei cuori dei più poveri è una delle caratteristiche dei profeti. Quando l’imperatore bizantino Eraclio si informò a proposito dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) chiese chi fossero stati i suoi primi seguaci e gli si rispose che erano i deboli, i poveri, i giovani schiavi e le donne, trasse la conclusione che la profezia di cui Muhammad si dichiarava latore era veritiera (vedi Appendice 13). 17 «…quello di cui ci minacci»: quel «…castigo di un Giorno di dolore» di cui al precedente vers. 18 L’esegesi più autorevole (Tabarì XII, Ibn Kathìr II, ritiene che il versetto sia un inciso che si riferisce alla nota polemica dei meccani contro l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui). 19 «il forno buttò fuori»; il «forno» viene per lo più inteso come un riferimento alla superficie terrestre, e sembra voler dare l’idea che non si trattò di pioggia diluviale ma di una catastrofe provocata dalla fuoriuscita di acque dalle profondità della terra. 20 «eccetto colui del quale è già stata decisa la sorte»: uno dei figli di Noè, di cui si parla al successivo vers. e che secondo una tradizione si chiamava Canaan. 21 La miscredenza del figlio di Noè lo porta a cercare scappatoie terrene ad un problema la cui soluzione non può non avere caratteristiche di fede e sottomissione al Creatore. L’Arca rappresenta evidentemente una realtà spirituale prima che materiale. Sull’Arca avrebbero convissuto in armonia le specie più diverse, sospendendo i naturali cicli dell’ecosistema e delle catene alimentari. La vera misura della vicenda del diluvio e dell’Arca è spiegabile solo spiritualmente: un miracolo di Allah sul mondo, che fa parte del «ghayb», l’inconoscibile. (Vedi anche i verss. e della stessa sura.) 22 «al-Jûdî»: secondo buona parte dell’esegesi, è nome di una delle cime del massiccio vulcanico armeno noto come Ararat. 23 «Scompaiano gli empi!»: nel senso che nella nuova realtà purificata dal Diluvio non ci sarebbe stato posto per l’empietà? 24 «egli non fa parte della tua famiglia, è [frutto di] qualcosa di empio»: secondo certi commentatori in questa maniera Allah comunica a Noè l’illegittimità della nascita di questo figlio. Un’altra interpretazione: «egli non fa parte della tua famiglia, stai facendo qualcosa di malfatto» e si riferirebbe al fatto che Noè avrebbe invocato la salvezza spirituale per il figlio miscredente. Come più volte ripetuto nel Corano, la vera famiglia è quella dei credenti e il vero legame è in Allah. Chi si pone al di fuori di questa Umma (comunità dei credenti), recide tutti i legami, anche quelli sacri del sangue. 25 Certamente nota è la vicenda di Noè, ma come abbiamo detto nella nota al precedente vers. in essa vi sono elementi soprannaturali che fanno parte dell’ignoto (l’inconoscibile. il non manifestato). 26 Vedi nota a VII, 27 «inventori di menzogne»: il Corano accusa spesso i pagani di essere inventori di menzogne, gente che suppone, che congettura; tutti atteggiamenti e comportamenti che sono diametralmente contrapposti alla certezza della Rivelazione che è-riassunta nella shahâda: «Non c’è altro dio che Allah e Muhammad è l’Inviato di Allah». 28 Traduzione letterale, significa: «non c’è creatura che sfugga al Suo volere e al Suo controllo». 29 Viene riproposta la stessa maledizione del vers. Come la gente di Noè anche gli ‘Ad, il popolo di Hûd, avevano rifiutato di pentirsi e come loro furono distrutti. 30 Abbiamo tradotto in base all’interpretazione di Tabarî (XII, il quale afferma che i Thamùd tenevano Sâlih in grandissima considerazione e avevano intenzione di fame uno dei loro capi. 31 «Thamùd»: vedi nota a vii, e 32 «ecco la cammella di Allah»: secondo la tradizione la cammella fuoriuscì da una montagna. Era una bestia splendida e rappresentava una prova di Allah per i Thamùd. Per far sì che potesse bere furono stabiliti dei turni all’unico ruscello che forniva acqua a quella gente. Questo fatto suscitò le ire dei miscredenti che infine decisero di eliminare la cammella… 33 «Il Grido»: «as-sayha» lo stesso termine è utilizzato nel vers. della stessa sura. Nella sura vii, nei racconti paralleli delle vicende dei Thamùd e dei Madianiti, ai verss. e il Corano utilizza anche «ar-rajfa» che abbiamo reso con cataclisma, si tratta di due momenti consecutivi dello stesso evento distruttivo: un grido disumano, terribile e agghiacciante («as-sayha») e poi il cataclisma interno alla natura umana che questo grido provoca («ar-rajfa»). 34 «la lieta novella»: quella della nascita di Isacco. 35 Abramo non aveva compreso la natura angelica di quelle creature e fu turbato dal fatto che si astenevano dal cibo. L’ospite che non accetta il cibo dà segno di cattiva disposizione d’animo verso il suo anfitrione. A proposito di Lot vedi vii, e la nota. 36 II nome Ishàq deriva da una radice semitica che significa «ridere». 37 «O Abramo»: è Allah (gloria a Lui l’Altissimo), che gli si rivolge o sono gli angeli? Il parere dei commentatori non è unanime al riguardo. 38 «si rammaricò della…»: questa espressione indica il doloroso imbarazzo di Lot che non aveva mezzi per difendere gli ospiti dalla lussuria contro natura dei sodomiti, suoi concittadini. 39 «ecco le mie figlie»: certamente Lot non ha intenzione di offrire le sue figlie per placare la libidine dei sodomiti e l’espressione va intesa nel senso di: «Le donne e non gli uomini devono essere l’oggetto del vostro desiderio sessuale». Dicendo: «esse sono più pure per voi», esclude comunque qualsiasi rapporto che non sia compreso in una forma matrimoniale. 40 II vers. conferma l’ipotesi interpretativa della nota precedente. I sodomiti equivocano il discorso di Lot e rifiutano di trarne uno spunto per un esame di coscienza, considerano che le donne non sono lecite per loro in quanto non le hanno sposate e, al contempo, ritengono del tutto normale il rapporto omosessuale. 41 «se solo potessi trovare saldo appoggio»… certamente vi punirei. 42 Nel senso che gli ingiusti non potranno in nessun caso sfuggire il castigo divino. 43 «il loro fratello Shu‘ayb»: vedi VII, e nota. 44 «il popolo di Lot non è…»: «le vostre colpe non sono molto diverse da quelle degli abitanti di Sodoma». Secondo altri commentatori indica la vicinanza geografica alla città distrutta precedentemente, di cui i Madianiti avevano certamente avuto notizia. 45 Faraone è pastore di un gregge di iniqui destinato al Fuoco. La grande maggioranza dei commentatori ritengono che Faraone sia nel Fuoco insieme ai suoi. 46 La metafora «agricola» paragona le città alle spighe del grano. 47 «un Giorno confermato»: nel senso del Giorno del Giudizio, un Giorno su cui non ci sono dubbi. 48 «Nel giorno in cui avverrà»: la Resurrezione. 49 «fintanto che dureranno…»: secondo l’interpretazione ortodossa questa espressione significa «per sempre». 50 Per gli arabi «il giorno» sottintende le ore di luce, per cui le sue «estremità» indicano il tempo dell’orazione del mattino (dopo la prima luce, prima del levarsi del sole), e quello del pomeriggio inoltrato (prima che il sole sia tramontato). Le preghiere delle prime ore della notte sono evidentemente quella del tramonto (appena il sole è calato) e quella della notte (quando sono cadute le tenebre). Non viene citata, in questo caso, la preghiera del mezzogiorno (che si esegue dopo che il sole ha raggiunto il suo culmine e ha cominciato a declinare). La definizione delle cinque orazioni venne stabilita dopo la rivelazione della sura xvn. Sulla orazione-salât vedi Appendice Una tradizione riferita dal Tabarî (XII, 136-riporta che il versetto riguarda espressamente l’espiazione dell’inclinazione all’adulterio: un uomo si recò dal Profeta (pace e benedizione su di lui) gli confessò di aver baciato una donna che non gli era lecita e chiese il modo d’espiare. L’inviato di Allah (pace e benedizione su di lui) gli rispose: «Due preghiere, una all’inizio del giorno e l’altra alla fine, e delle preghiere durante la notte». Questa interpretazione è suffragata anche da quella parte di sacro testo che dice: «Le opere meritorie scacciano quelle malvagie». 51 Contrasto sulla dottrina, sul culto, sulla pratica rituale. Sarà bene ricordare un celebre hadith dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui). Disse il Profeta: «Gli ebrei si sono divisi in settantuno sette, i cristiani in settantadue, e questa comunità si dividerà in settantatré. Tutte queste sette saranno nell’Inferno ad eccezione di una». I compagni chiesero quale fosse questa comunità ed egli rispose: «Quella stessa che seguirà quello che seguiamo io e i miei compagni», cioè l’unicità di Allah che già era praticata da Abramo vero monoteista (Tabarì XII, 141).

Hamza Roberto Piccardo

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