Ma la loro [tardiva] fede non fu loro di nessuna utilità, dopo che ebbero visto la Nostra severità. Questa è la consuetudine di Allah nei confronti dei Suoi servi. Saranno perduti i miscredenti!
1 «Hâ’,Mîm»: vedi Appendice
2 «cercando di impadronirsene»: per ucciderlo.
3 II brano allude agli angeli che reggono il Trono di Allah e quelli che gli stanno intorno.
4 «la Fornace»: uno dei nomi dell’Inferno.
5 Secondo la maggior parte dei commentatori classici, tra cui Tabarî (XXIV, 47-48), Ibn Kathir (IV, 73), il senso del versetto è il seguente: «la prima morte è quella dello stato fetale precedente alla nascita, quando il bambino è nel grembo materno, a questa morte segue la prima nascita, quella del parto. La seconda morte è quella terrena, la seconda nascita è quella del Giorno della Resurrezione».
6 «una provvidenza»: «ar-rizq», in questo caso l’acqua piovana.
7 Hâmân e Qârûn: vedi xix, e xxvii,
8 Già al tempo della nascita di Mosè, il Faraone aveva decretato la morte di tutti i figli maschi dei Figli di Israele, ora reitera questo orrendo castigo.
9 Con il linguaggio tipico del demagogo, Faraone cerca di convincere il popolo della sua buona fede. Il fatto che si preoccupi dell’approvazione dei suoi è perlomeno bizzarro, considerando il potere assoluto di cui disponeva. Probabilmente non ò di fronte al popolo che Faraone cerca consensi ai suoi progetti contro Mosè, ma all’interno di una ristretta cerchia di persone che avevano le capacità di recepire e fare proprio il messaggio sull’Unità di Allah, recato da Mosè e da suo fratello Aronne. Il versetto successivo, con l’intervento del credente è la dimostrazione di questa tesi. Questo credente, è forse lo stesso che, nella Sura dei Racconti (XXVIII, avverte Mosè del pericolo che lo sovrasta. Il fatto che fosse informato dei propositi di Faraone rafforza l’ipotesi che facesse appunto parte della cerchia ristretta dei suoi notabili. Se questa tesi fosse vera, oltre ai maghi che subirono il martirio, ci sarebbero stati altri due egizi convertiti da Mosè: il credente di cui sopra e la moglie di Faraone.
10 «un giorno come quello delle fazioni»: le fazioni che si formarono per respingere o contrastare la missione dei profeti (Tabarì XXIV, 59).
11 « il Giorno del Reciproco Appello »: é uno dei nomi del Giorno del Giudizio, ed é chiamato così perché beati e i dannati s’interrogheranno a distanza a proposito della loro reciproca condizione ( vedi sura VII, verss. 44,48,50).
12 Giuseppe figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo (pace su di loro).
13 II pronome si riferisce a Mosè (Tabarì XXIV, 64).
14 La persona a cui si riferiscono i due pronomi è il credente di cui si parla più sopra. Qatàda (che Allah sia soddisfatto di lui) disse che egli si salvò partendo insieme a Mosè e ai Figli di Israele.
15 Allah (gloria a Lui l’Altissimo) promette ai Suoi profeti (pace su di loro) e ai credenti il Suo aiuto in questa vita e nel Giorno del Giudizio. Cosa vuol dire questa affermazione, di fronte alla sofferenza che hanno subito tutti i Profeti e al martirio di alcuni di loro? Cosa vuol dire quando vediamo che moltissimi credenti sono oppressi dalla tirannia e dalla miseria, sono perseguitati e uccisi in molte parti del mondo? Vuol dire, con molta semplicità, che per i Profeti e per i veri credenti oppressione e miseria, persecuzione e morte non sono altro che realizzazioni terrene del progetto di Allah per l’umanità; essi hanno la tranquilla coscienza di essere parte integrante di questo progetto. La certezza di una tal fede è l’aiuto più grande che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) concede ai Suoi servi devoti.
16 «la Scrittura»: la Toràh.
17 «Sii Paziente»: o Muhammad. Come abbiamo già avuto modo di precisare, «as- sabr» è qualcosa di più della pazienza, è la perseveranza, la costanza unita alla virile sopportazione delle avversità. Quando questa qualità viene utilizzata per la Causa di Allah (gloria a Lui l’Altissimo) rappresenta uno dei gradi più alti della realizzazione spirituale e rende l’uomo degno dell’Amore del suo Signore.
18 «alla sera e al mattino»: cioè sempre.
19 «non hanno altro che invidia nei loro petti: non raggiungeranno il loro scopo»: invidia per i Profeti (pace su di loro) e impossibilità di essere come loro (Tabarî XXIV, 77).
20 L’uomo non è il coronamento del creato, esso è solo una parte di esso. L’ordine e la grandiosità dell’universo sono esempi ben più pregnanti della Potenza divina (vedi anche LXXIX, 27).
21 L’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) disse: «Allah (gloria a Lui l’Altissimo) è in collera con chi non Gli chiede nulla». E disse: «Non c’è nulla a parte l’invocazione che possa impedire al destino di compiersi e nulla a parte le opere buone, che possa prolungare la vita». Questi due ahadìth spiegano l’importanza dell’invocazione di Allah. L’invocazione è il vibrante colloquio della creatura con il suo Creatore, del servo con il suo Signore, c quanto più è sincero e frequente tanto più sarà esaudito e benedetto.
22 «foste orgogliosi»: abbiamo tradotto così in base all’interpretazione di Ibn Abbfis riferita da Tabarì.
23 «sia che ti richiamiamo…»: che ti facciamo morire, o Muhammad, prima del Giorno del Giudizio.
24 «che vi sta a cuore»: lett. «che tenete in petto».
25 II riferimento diretto è ai politeisti meccani, ma come sempre il Corano si rivolge in generale a tutti gli uomini di tutti i tempi.