Allah conosce l’invisibile dei cieli e della terra e Allah ben osserva quel che fate».
1 « non anticipate …»: con il vostro giudizio quello di Allah e del Suo Messaggero.
2 Questo primo gruppo di versetti indica alcune delle regole fondamentali di «adab»(buona speranza, convenienza spirituale) da osservare nei rapporti tra i credenti e l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui). In particolare, l’esegesi afferma che i verss.
3 e si riferiscono ad un episodio accaduto quando un gruppo di beduini dello Yamàma, venuti a Medina per incontrare l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) arrivarono davanti alla porta della sua casa e cominciarono a chiamarlo a squarciagola incuranti del clamore e del fastidio che stavano provocando al Profeta e alla sua famiglia.
4 II versetto fu rivelato quando un certo Walìd ibn ‘Uqba, incaricato di riscuotere la decima presso la tribù dei Banù-l-Mustaliq, tornò a mani vuote dicendo che era stato maltrattato e cacciato. Mentiva spudoratamente e in realtà non si era neppure presentato alla tribù in questione. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) stava per ordinare una spedizione punitiva quando Allah (gloria a Lui l’Altissimo) fece scendere questa rivelazione ed evitò che fosse commessa un’ingiustizia.
5 In prima lettura si potrebbe dire che il versetto è rivolto esclusivamente ai musulmani contemporanei dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) ma in realtà non è così. La Sunna di Muhammad, tramandata con rigore e precisione, con dovizia di esempi e di particolari, fa sì che i musulmani «sentano la presenza del Profeta» tra di loro e a lui si riferiscano quotidianamente per dirigere al bene i loro comportamenti. Questa è la regola che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) detta per dirimere i contenziosi tra i credenti. Quanto sangue e quanta sofferenza si sarebbero potuti evitare se gli uomini avessero applicato con fede e coraggio le direttive del loro Creatore. Signore perdonaci!
6 «Com’è infame… rivolta a chi è credente»: infame tanto per il credente che la lancia quanto per il credente che la riceve.
7 L’imam Al-Ghazali riferisce la storia di due donne che durante il mese di Ramàdan mandarono qualcuno all’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) per chiedergli il permesso di rompere il digiuno; si sentivano allo stremo e pareva loro di star per morire di fame e di sete. Il Profeta inviò loro una ciotola e l’ordine di vomitare in essa tutto quel che avevano mangiato. Le due, pur sostenendo di non aver toccato cibo, si sforzarono e rigettarono nella ciotola carne e sangue freschi fino a riempirla completamente. Di fronte alla meraviglia della gente l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) dette questa spiegazione del prodigio: «Quelle due donne certamente hanno digiunato astenendosi dal cibo ma hanno rotto il digiuno cibandosi di quello che Allah ha interdetto. Stavano sedute una accanto all’altra, sulla porta delle loro case e sparlavano della gente. Ciò che hanno vomitato e che vedete in questa ciotola sono le carni della gente di cui hanno sparlato». Secondo alcuni esperti questa tradizione non sarebbe veritiera. Rimane comunque il significato morale del racconto.
8 L’IsIàm spazza via qualsiasi concetto di supremazia razziale, nazionale, etnica, sociale. L’unico criterio con il quale stabilire una gerarchia di merito tra gli uomini è il timore di Allah.
9 Il versetto sembra riferirsi all’opportunismo di alcune tribù arabe che abbracciarono l’IsIàm per calcolo politico. Il versetto è importante per la distinzione che stabilisce tra la fede e la sottomissione: la prima investe la realtà spirituale dell’individuo, la seconda può limitarsi al suo comportamento esteriore ed essere comunque accettata dalla comunità islamica. La sottomissione talvolta precede la fede e crea i presupposti affinché quest’ultima possa svilupparsi nel cuore dell’uomo. Come abbiamo già detto, la Shari ‘a (la legge islamica) si limita a giudicare quello che appare. Solo Allah infatti (gloria a Lui l’Altissimo) conosce il segreto dei cuori.
10 Vane le pretese di quelli che vogliono a tutti i costi rendere nota la loro «pratica» religiosa. Possono ingannare gli altri e forse loro stessi ma certamente non Allah (gloria a Lui l’Altissimo).
11 «[che otterrete] se siete sinceri»: questa traduzione ci sembra la più coerente in base anche alla traduzione e all’interpretazione del vers. (vedi anche la nota).