١٧١

O Gente della Scrittura, non eccedete nella vostra religione 1 e non dite su Allah altro che la verità. Il Messia Gesù, figlio di Maria, non è altro che un messaggero di Allah, una Sua parola che Egli pose in Maria, uno Spirito da Lui [proveniente]. Credete dunque in Allah e nei Suoi Messaggeri. Non dite «Tre» 2 , smettete! Sarà meglio per voi. Invero Allah è un dio unico. Avrebbe un figlio? Gloria a Lui! A Lui appartiene tutto quello che è nei cieli e tutto quello che è sulla terra. Allah è sufficiente come garante.

Hamza Roberto Piccardo

١٧٢
Il Messia e gli Angeli più ravvicinati 1 non disdegneranno mai di essere gli schiavi di Allah. E coloro che disdegnano di adorarLo e si gonfiano d’orgoglio, ben presto saranno adunati davanti a Lui.

Hamza Roberto Piccardo

١٧٣
Coloro che invece hanno creduto e compiuto il bene avranno per intero la loro ricompensa e aggiungerà [Allah] dalla Sua generosità. Coloro che disdegnano e sono gonfi d’orgoglio, saranno castigati con doloroso tormento. Non troveranno, oltre ad Allah, né patrono né alleato.

Hamza Roberto Piccardo

١٧٤
Uomini! Vi è giunta una prova da parte del vostro Signore. E abbiamo fatto scendere su di voi una Luce chiarissima 1 .

Hamza Roberto Piccardo

١٧٥
Coloro che credono in Allah e a Lui si aggrappano, li farà entrare nella Sua misericordia e nella Sua grazia e li guiderà sulla retta via.

Hamza Roberto Piccardo

١٧٦
Ti chiederanno un parere. Di’: «A proposito del defunto che non lascia eredi, [né ascendenti né discendenti] Allah vi dice: Se qualcuno muore senza lasciare figli ma ha una sorella, ad essa toccherà la metà dell’eredità, mentre egli erediterebbe da lei tutto quanto se ella non avesse figli; se ci sono due sorelle, avranno i due terzi di quello che lascia; se ci sono dei fratelli e delle sorelle, al maschio la parte di due femmine» 1 . Allah vi illumina affinché non erriate. Allah è l’Onnisciente. 2 Rivelata a Medina in un periodo non bene identificato ma che molti esegeti collocano tra la battaglia di Uhud (3-e la battaglia del Fossato (5-626), questa sura fissa alcune regole fondamentali su cui sarà formulato il diritto matrimoniale e quello relativo al divorzio, il diritto della successione e le disposizioni a proposito dell’omicidio volontario e involontario. 3 «temete il vostro Signore»: il timor di Allah, la «taqwà», è il migliore e l’unico vero regolatore delle azioni umane (vedi II, 2). 4 «e da esso la sposa sua»: Eva tratta da Adamo. 5 «i legami del sangue»: lett. «gli uteri». 6 «Restituite…»: quando gli orfani saranno diventati puberi. 7 «e non scambiate il buono con il cattivo»: il buono (loro) con il cattivo (vostro). 8 «né confondete i loro beni coi vostri»: non usate i loro beni come se fossero i vostri. 9 La correlazione tra la prima parte del versetto (relativa alla giustizia nei confronti degli orfani) e la seconda parte (relativa alla possibilità del matrimonio poligamico) ha fatto molto scrivere e dato luogo a molte diverse interpretazioni, a) Tabarî (Iv, propone (tra le altre) questa interpretazione che vedrebbe sottintesa la parte che abbiamo posto tra parentesi quadra: «E se temete di essere ingiusti nei confronti degli orfani, [ugualmente temete di essere ingiusti nei confronti delle donne]. Sposate pure due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono». b) Un’altra esegesi ritiene che il termine «orfani» sia piuttosto da intendersi al femminile e, pertanto, viene sconsigliato il matrimonio con le orfane di cui si ha la tutela per evitare di cadere in quella confusione di beni di cui al versetto precedente. c) Un’altra ipotesi ancora afferma che il Corano propone il matrimonio con le vedove per ricostituire un nucleo familiare per i minori che fossero rimasti orfani di padre. 10 «le ancelle che le vostre destre possiedono»: con questa espressione il Corano indica le schiave che sono legalmente possedute, con le quali è lecito sia il matrimonio che il concubinato. 11 «ciò è più atto ad evitare di essere ingiusti»: il desiderio di giustizia e di imparzialità tra le mogli può far propendere per la scelta monogamica. Un’altra interpretazione di questo brano del versetto condurrebbe a questa traduzione: «sì da evitare di caricarvi di famiglia». Sulla base di questa interpretazione è stata dedotta la legittimità del controllo delle nascite nell’Islâm. Al Ghazâli codificò tre casi in cui si poteva lecitamente far ricorso a metodi e tecniche contraccettive per evitare gravidanze indesiderate: a) quando la gravidanza e/o il parto avrebbero potuto mettere a rischio la salute della madre; b) quando la gravidanza e/o il parto avrebbero potuto compromettere la sua bellezza; quando un figlio avrebbe potuto compromettere l’equilibrio economico e sociale della famiglia e pregiudicare gli interessi dei coniugi e dei figli già esistenti. 12 II pagamento del dono nuziale da parte dello sposo è conditio sine qua non del matrimònio islamico. 13 «Chi è ricco… chi è povero…»: il tutore ricco non deve utilizzare i beni dell’orfano per le sue necessità personali, quello povero può farlo a titolo di compenso della sua attività in favore del pupillo, ma con moderazione. 14 In questo versetto viene sancito il diritto ereditario delle donne. La concezione stessa della condizione femminile relativamente alla successione è ribaltata. Da oggetto di successione, la donna diventa soggetto a pieno titolo in base alle norme che verranno precisate nel vers. della stessa sura. 15 «la Fiamma»: Sa’ìr, uno dei nomi dell’Inferno. 16 «azioni infami»: fornicazione o adulterio. 17 Questo versetto è considerato abrogato. Il vers. della sura xxIv prevede la fustigazione dei fornicatori non coniugati. 18 L’interpretazione canonica ritiene trattarsi della condanna dell’omosessualità e si basa sul fatto che viene utilizzato il duale alla forma maschile. Secondo Tabarî, invece (IV. 296ss.), é il caso di un uomo e una donna non sposati, per i quali é prevista dalla Sharî ‘à una pena molto più leggera. Secondo la tradizione che riferisce in proposito alcuni detti del Profeta (pace e benedizioni su di lui), Allah accetta il pentimento dell’uomo finché l’anima non risale alla gola per sfuggire via. Nel costume arabo preislamico la vedova faceva parte dell’eredità del defunto. L’erede ne disponeva a suo piacimento, sposandola se la voleva, maritandola ad un terzo lucrando la dote, o tenendola presso di sé in condizione di semischiavitù. Il Corano ristabilisce la piena dignità della donna e proibisce questa pratica. 19 «Non trattatele con durezza…»: nel senso di: «Non impedite loro di risposarsi». Altro uso preislamico era quello di pretendere una sorta di indennizzo in caso di un nuovo matrimonio delle mogli ripudiate. 20 «a meno che abbiano commesso…»: i giuristi hanno ritenuto che in base a questo passo sia lecitocostringere una donna al divorzio mediante compenso (khul) in caso abbia commesso una «palese infamità»: adulterio, insubordinazione, ostilità nei confronti del marito. 21 L’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) disse: «Di tutte le cose lecite, la più biasimevole agli occhi di Allah è il divorzio» (Abù Dawùd XIII, 3). È in questo senso che va interpretata la parte finale di questo versetto; il divorzio va evitato con tutti i mezzi, perché, come dice un’altra tradizione «fa tremare il Trono di Allah». 22 «un qintàr…»: (da cui il termine italiano quintale) misura equivalente a circa cento libbre. 23 Agli albori dell’IsIàm il matrimonio veniva formalizzato da un solenne pubblico impegno dello sposo nei confronti della moglie. Il marito prometteva, davanti ad Allah e agli uomini, di trattare bene la moglie e di lasciarla andare con gentilezza nel caso che la convivenza matrimoniale si fosse rivelata impossibile. Questa forma di giuramento fu poi abbandonata (Tabarî IV, 310-311). 24 La legge islamica esclude la retroattività delle norme. 25 In base alla Sunna dell’Inviato (pace e benedizioni su di lui) è pure vietato sposare contemporaneamente una donna e sua zia. 26 Donne ridotte in schiavitù in quanto prigioniere di guerra. 27 Ben oltre la posizione sociale, la comune natura umana unisce tutti gli uomini in un’unica famiglia. 28 II matrimonio con una schiava è un vero matrimonio. Le legge divina esclude qualsiasi possibilità di intrattenere rapporti che non siano nel quadro matrimoniale o in quello che regola i rapporti schiava-padrone (concubinato). La prostituzione sotto qualsiasi forma è vietata e repressa. 29 Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ha previsto, in caso di fornicazione, una diversa sanzione penale per la donna libera e per la schiava. La condizione della schiava infatti implica una debolezza sociale che può condurre alla ricerca di facili scorciatoie per ottenere vantaggi materiali. 30 Anche se permesso, il matrimonio di un uomo libero con una schiava è sconsigliato e ciò per due ordini di ragioni. In primo luogo la disparità di condizione sociale tra i coniugi è talmente radicale da rendere problematica la realizzazione di una serena armonia familiare; inoltre, considerando che la condizione dei figli deriva da quella della madre, essi nascerebbero schiavi e dovrebbero essere affrancati dal padrone della schiava, che non è necessariamente il marito. 31 II versetto ribadisce la continuità tra le leggi indicate dal Corano e quelle che furono imposte alle altre genti del Libro. 32 Secondo Tabarî (v, il versetto si riferisce al permesso di sposare le schiave. 33 Speculazioni, raggiri, truffe che possono avere anche forma legale, cadono nettamente nella proibizione chiaramente espressa in questo versetto. Nessun cavillo potrà mai giustificare agli occhi di Allah e dei credenti un’operazione che determina danno o ingiusto impedimento per una delle parti. 34 Si tratta della proibizione del suicidio, ma anche, più generalmente, dell’omicidio. L’IsIàm inoltre non ammette nessuna forma di eutanasia: la vita appartiene ad Allah, Egli è Colui Che fa vivere e Che fa morire (Al-Muhyì, Al-Mumìt). Riferirono al Profeta (pace e benedizioni su di lui) che un uomo gravemente ferito si era dato la morte per mettere fine alle sue sofferenze. Egli disse che così facendo si era dannato. Anche l’omicidio è una forma di suicidio, in quanto provoca la morte spirituale dell’assassino. 35 La giurisprudenza islamica classifica la gravità dei peccati nel seguente ordine: shirk, associare ad Allah qualcun altro o qualcosa d’altro e tributargli culto e adorazione, è l’unico peccato che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) rifiuta di perdonare; malversazione nei confronti dei beni dell’orfano; calunnia nei confronti di una donna onesta; diserzione di fronte al nemico; ribà, cioè usura, speculazione, e baratto iniquo; apostasia; omicidio. Secondo un’altra opinione i peccati più grandi (kabà’ir) sono settanta. Al Bayhaqì ha detto che tutti i peccati nei quali l’uomo persevera sono tali, ma non lo sono quelli per i quali l’uomo chiede perdono. 36 Allah, nella Sua sublime giustizia, distribuisce agli uomini beni materiali e condizione sociale, qualità interiori e caratteristiche esteriori. Gli obblighi verso Allah di ogni individuo saranno calcolati in base a quello che ha ricevuto e pertanto invidia e gelosia, oltre ad essere veleni dell’esistenza e fattori disgreganti della persona e della società, sono del tutto ingiustificate. Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ha stabilito una scala funzionale tra le creature che, più che essere una gerarchia in senso stretto, è finalizzata all’armonioso sviluppo della persona, della famiglia e della società. Secondo gli esegeti questo versetto scese per rispondere alle proteste di qualche femminista «ante litteram» a proposito delle disposizioni matrimoniali e testamentarie. A questo riguardo si può ricordare un episodio della vita dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui), che è illuminante in proposito. Le donne musulmane inviarono una loro delegata presso il Profeta ed essa disse: «O Inviato di Allah (pace e benedizioni su di te), noi donne siamo escluse dal jihàd per la causa di Allah e dalla possibilità di acquisirne il grande merito e questo non è giusto!». L’Inviato di Allah si congratulò per l’intelligenza della domanda e rispose: «Torna pure dalle tue compagne e di’ loro che se una donna custodisce la casa e la famiglia mentre il marito partecipa al jihàd, avrà diritto allo stesso premio che egli si sarà meritato». 37 La frase può anche essere tradotta: «A ciascuno abbiamo indicato dei prossimi cui spetta parte di quello che lasciano i genitori e i parenti stretti». 38 «coloro coi quali avete stretto un patto»: era costume arabo preislamico stringere patti di alleanza personale talmente forti da prevedere il reciproco diritto alla successione e l’obbligo di vendetta. Questo accordo veniva sancito da un giuramento solenne che diceva: «Il tuo sangue è il mio sangue, tu erediterai da me o io erediterò da te, tu mi vendicherai o io ti vendicherò». Durante il primo periodo dell’emigrazione a Medina, l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui), sollecitò patti di fratellanza tra gli Ansàr (gli ausiliari, i medinesi dei clan degli Aws e dei Khazraj) e i Muhâjirîn (i musulmani emigrati dalla Mecca) e fece sì che ogni Emigrato fosse strettamente legato a un Ausiliario e viceversa. Questo legame venne precisato dal vers. della sura vm e abrogato dall’ultimo versetto della sura. 39 «Gli uomini sono preposti alle donne»: vedi nota a II, 40 Viene ribadito l’obbligo del mantenimento della moglie da parte del marito. 41 Questo l’ideale della donna credente: «paziente e pudica». Disse il Profeta (pace e benedizioni su di lui): «La migliore delle donne è quella che si rallegra del tuo sguardo, che ti obbedisce, che custodisce la sua persona e i beni dello sposo in sua assenza». 42 Disse l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui): «… l’uomo è pastore sulla gente della propria casa e la donna è pastore della casa del marito e dei suoi figli; ognuno di voi è pastore e ad ognuno di voi sarà chiesto del suo gregge» (hadìth riferito da Ibn ‘Umar e tramandato da al-Bukhârî e Muslim; da II Giardino dei devoti, cit.). Detto questo si può ben capire perché il Corano fornisca al marito gli strumenti per fronteggiare l’insubordinazione della moglie prima di arrivare all’estremo rimedio del divorzio: rimprovero, esclusione dall’affettività e dal rapporto coniugale, punizione fisica. In proposito di quest’ultima si noti che la Sunna dell’Inviato l’ha sconsigliata con fermezza e, in caso estremo, l’ha permessa a condizione di risparmiare il volto e che i colpi vengano inferri con un fazzoletto o con il siwàk (il bastoncino che si usa per la pulizia dei denti). 43 II disaccordo familiare può erigere un muro di incomunicabilità tra i coniugi rendendo impossibile la ricerca di una soluzione atta ad impedire la conclusione del rapporto matrimoniale. Per questo motivo è bene estrarre il contenzioso dalla coppia stessa e sottoporlo ad arbitri che, pur non essendo neutrali, possano avere maggior serenità di giudizio. Se nei coniugi esiste la volontà di riconciliazione, Allah (gloria a Lui l’Altissimo) li aiuterà a ritrovare l’armonia. 44 «i vicini vostri parenti»: potrebbero anche essere i musulmani; «e coloro che vi sono estranei»: i cristiani e gli ebrei; «il compagno che vi sta accanto»: potrebbe essere il prossimo in generale, o il coniuge o il compagno di viaggio, ecc. 45 «compagno»: «qarìn» (lett.: accoppiato) che ritroviamo in xxxvii, xliii, e Le Si tratta di qualcuno che è inseparabilmente legato ad un altro, e può trattarsi di un uomo, di un jinn o di un angelo. 46 «un testimone»: con il senso di «un profeta». 47 «ti chiameremo»: o Muhammad. 48 Con questo versetto si ha la fase intermedia della proibizione del consumo di bevande alcoliche nell’IsIàm. La prima fase (disapprovazione) avvenne in ii, (vedi anche la nota), l’ultima (divieto assoluto) con i verss. 90-della sura v. «impurità»: lo stato di janaba («junub»), consiste neH’impurità rituale conseguente al rapporto sessuale, all’emissione di seme (o liquido prostatico) e alla mestruazione o lochiazione nella donna. È lo stato di impurità maggiore che viene rimosso mediante il «ghusl», la lavanda completa di tutto il corpo. Questa condizione, oltre ad impedire l’assolvimento della preghiera, non permette il contatto con una copia del Corano, e il trattenersi nella moschea. L’impurità minore è conseguenza di una qualsiasi emissione di orina, feci, aria intestinale, del sonno profondo, della perdita di conoscenza e di tutti quegli stati che non permettono il controllo degli sfinteri (crisi epilettiche, accessi di follia, febbri ecc.). Per rimuovere questa impurità è necessario l’«udù», l’abluzione che consiste nel lavare le mani, sciacquare la bocca e il naso, lavare il viso, gli avambracci, passare le mani bagnate sulla testa e sui capelli, nettare le orecchie e lavare i piedi. 49 «la “lustrazione pulverale”»: «tayammum» è permessa in mancanza di acqua o nel caso in cui sia sconsigliato servirsene per motivi di salute o impurità dell’acqua. Consiste nel battere le mani sulla terra (roccia, sabbia ecc.) scuoterle e passarle sul viso e sulle braccia. 50 Vedi nota a II, 51 «Credono molto debolmente»: si potrebbe anche intendere: «solo pochi crederanno». 52 Vedi nota a II, 53 Lo «shirk» (il politeismo, l’associare ad Allah qualcosa o qualcuno) è il peccato più grave e l’unico ad essere assolutamente imperdonabile, ma il concetto di «shirk» è ben più esteso (specie ai tempi nostri). Allah, Unico e Supremo, è il Solo cui spetta culto e adorazione. Il pensiero di Lui deve sovrastare qualsiasi altro pensiero. Quando vediamo fenomeni come il divismo nel cinema, nella musica o nello sport non ci sembra azzardato paragonarli a momenti di «shirk». Lo «shirk» è in agguato sulla nostra strada e a questo proposito sarà bene ricordare un’invocazione che ha il potere di richiedere una speciale protezione contro questo peccato: «In Nome di Allah e in compagnia del Suo Nome niente può nuocere, né sulla terra né in cielo. Egli è Colui Che tutto ode, Che tutto conosce. O Allah! Ci rifugiamo in Te contro tutto lo shirk che facciamo consapevolmente e imploriamo il Tuo perdono per tutto quello che ignoriamo dello shirk. O Allah! Tu sei il mio Signore, non c’è altro dio all’infuori di Te! Sei Tu che mi hai creato e io sono il Tuo servo. Mi sottometto a Te con il massimo delle mie capacità e mi rifugio in Te dal male che ho commesso; mi presento a Te con tutto il bene che Tu mi hai concesso e con i miei peccati. Perdonami, perché solo Tu puoi assolvere i peccati». 54 Nessun uomo è puro di per sé, la purezza viene da Allah e tutta la vita di colui che brama il suo Signore passa attraverso una serie di stati successivi di purificazione. 55 «una pellicola di dattero»: il termine arabo è «fatîl» e indica quella pellicola che ricopre la fenditura del seme di dattero. Indica qualcosa di minimo e insignificante. 56 I verss. 50-si riferiscono ad un episodio che avvenne nel secondo anno dall’Egira e che ebbe come protagonisti gli ebrei del clan dei Bani Nadir. 57 «prestar fede agli spiriti impuri e agli idoli»: nel testo «Jibt e Tâghût», i commentatori classici affermano che entrambi questi termini si riferiscono a dèmoni alleati degli indovini e dei maghi (Tabarî v, 131-132). Per il loro significato generale vedi nota a II , 58 I Bani Nadir vivevano a Medina, e avevano inviato una delegazione dei loro a Mecca per stringere, con i politeisti, un’alleanza antislamica. I Quraysh li interpellarono a proposito della religione predicata da Muhammad ed essi, per ingraziarseli, ebbero la sfrontatezza di rispondere con l’espressione che viene riferita nella parte finale del versetto. 59 La scienza ha stabilito che i terminali nervosi del dolore si trovano nell’epidermide e, pertanto, l’avvertimento che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) dà ai miscredenti è estremamente preciso e ciò anche alla luce delle più recenti scoperte mediche. 60 Tutta la scienza appartiene ad Allah e a Lui solo. Con il Santo Corano Egli ha rivelato la Sua legge al Suo Messaggero e ne ha fatto l’interprete più autentico e il migliore dei giudici terreni. Corano e Sunna dell’Inviato (pace e benedizioni su di lui) sono pertanto i fondamenti del diritto islamico e dell’autorità terrena e coloro che a essi si riferiscono devono essere obbediti. 61 Riferisce Tabarî (v, ss.) che il versetto allude al caso di alcuni ebrei di recente conversione all’IsIàm che sottoposero un loro contenzioso a una sorta di sacerdote indovino, tale Abù Barza, piuttosto che rivolgersi all’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui): vedi nota al vers. In senso generale il versetto proibisce ai musulmani di ricorrere in giudizio contro i loro fratelli presso tribunali non islamici. 62 Allah è al-Tawwàb, Colui Che accetta il pentimento. Quando l’uomo Gli si rivolge con l’animo penitente e con la sincera intenzione di non peccare più e di riparare il male compiuto, Allah concede il Suo perdono, senza altri riti ed escludendo qualsiasi forma di confessione sacramentale, riservata o pubblica. 63 «Basta Allah ad essere onnisciente» in modo tale da riconoscere chi tra gli uomini merita la Sua grazia (Ibn Kathìr I, 524). 64 I musulmani che erano rimasti alla Mecca soffrivano le persecuzioni dei Quraysh mentre alcuni di quelli che erano già emigrati a Medina cercavano pretesti per non combattere per liberarli (vedi vers. e la nota). 65 «Abbassate le mani»: nel senso di «non combattete». 66 «eseguite l’orazione e pagate la decima»: vedi Appendici e 67 Quando il Profeta si trovava ancora alla Mecca, alcuni dei primi musulmani volevano impugnare le armi per difendersi dalle persecuzioni dei politeisti. In quel tempo l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) invitava alla calma, alla pratica religiosa, alla carità. Dopo l’Egira, quando era necessario prepararsi alla lotta, molti degli stessi che avevano smaniato per combattere si lamentavano e temevano per la loro vita. 68 Non c’è alcun danno per il credente che combatte per la causa di Allah. Ben poca cosa è la vita terrena di fronte ai beni dell’altra vita e Allah gli riconoscerà tutti i suoi meriti. 69 Ipocriti ed ebrei non cessavano di accusare il Profeta (pace e benedizioni su di lui) per tutti i mali che affliggevano la società medinese. Scarsità di raccolti e aumento del costo della vita erano tra i loro argomenti preferiti nel tentativo di minare la fiducia e le aspettative della gente. 70 Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ha disposto la natura e la storia finalizzandola al bene di chi rispetta le Sue leggi. Questo bene si può realizzare in questa vita e nell’altra o solo in quest’ultima, ciò dipende dalla Sua sovrana imperscrutabile volontà. Tutto il male che la creatura soffre in questa vita dipende solo dal fatto che essa stessa o altre creature disobbediscono alla Volontà del Creatore. La miseria vissuta da molti uomini è lo specchio tragico dell’opulenza e dell’avidità di altri uomini. La violenza subita dagli innocenti è sempre conseguenza della prevaricazione e della brutalità dei colpevoli. Ciononostante, poiché nulla sfugge alla volontà divina, anche il male proviene da quella, ed ha la funzione di mettere alla prova la fede e la costanza di coloro che tendono al bene. 71 II versetto stigmatizza il comportamento di coloro che non sanno controllare la loro lingua e sono sempre tesi ad acquisire e propagare ogni genere di informazioni. Questo modo di fare può avere gravi conseguenze sulla sicurezza collettiva e sull’armonia di una comunità. Quando l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) decise di preparare l’operazione che avrebbe condotto alla conquista della Mecca, utilizzò molte astute tecniche di «depistaggio» per evitare i danni che avrebbero potuto derivare da una prematura propagazione delle sue intenzioni. 72 L’IsIàm istituì una forma di saluto dolcissima e completa: «As-salàmu ‘alaykum (la pace sia su di voi). Questa formula è immutabile, indipendentemente dal numero o dal rango delle persone cui viene rivolta. Il Corano prescrive una risposta, se possibile migliore, per cui la risposta è: «wa ‘alaykumu ’s-salàm wa rahmatu İlâhi wa barakâtuhu» (su di voi la pace e la misericordia di Allah e le Sue benedizioni). Ci sono regole precise nel saluto: chi entra saluta chi è già dentro, chi passa saluta chi è seduto, chi è a cavallo (o in auto) saluta chi è a piedi, il gruppo meno numeroso deve salutare per primo quello più numeroso, il più giovane saluta il più vecchio e comunque chi saluta per primo ha il merito maggiore. Non si deve inoltre dimenticare che in tal modo il saluto diventa una forma di «dhikr»: (ricordo) di Allah: as-Salàm è uno dei novantanove bellissimi Nomi di Allah. 73 Alla vigilia della battaglia di Uhud, gli ipocriti medinesi, capitanati da Abdallàh Ibn Ubayy, si ritirarono dall’armata musulmana e ciò provocò disagio e disorientamento tra i credenti. Dopo la battaglia una parte dei musulmani avrebbero voluto punire duramente gli ipocriti, altri invece tendevano a giustificarli (vedi nota a III, e 167). 74 «Allah non vi concede nulla contro di loro»: lett. Allah non vi ha dato nessuna strada contro di loro. 75 Alcuni clan beduini, che per i loro traffici avevano la consuetudine di recarsi a Medina, si erano «convertiti» all’Islàm solo per salvaguardare e incrementare i loro commerci. Appena ritornavano nelle loro zone di influenza ridiventavano pagani e non perdevano occasione di combattere contro i musulmani. Allah (gloria a Lui l’Altissimo) smaschera la loro menzogna e invita i credenti a porre loro un ultimatum: se non cesseranno di comportarsi in tal modo, saranno considerati nemici a tutti gli effetti e combattutiduramente. 76 «a chi vi rivolge il saluto…»: abbiamo visto nella nota al vers. che il saluto islamico è un augurio di pace, per cui rifiutarlo significa non attribuire a chi lo ha pronunciato il diritto della salvaguardia della persona e dei beni che la Legge garantisce ai credenti. Avvenne che uno dei compagni del Profeta (pace e benedizioni su di lui) per foga guerriera e desiderio di bottino, uccise un uomo che trovandosi a mala parata nel combattimento pronunciò la professione di fede islamica (là ilâha illa Llah Muhammadun rasùlu LI âh: non c’è altro dio all’infuori di Allah e Muhammad è l’Inviato di Allah). Il musulmano si giustificò dicendo che l’altro aveva attestato la fede solo per salvare la vita. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) lo redarguì severamente e disse che solo Allah conosce quello che c’è nel cuore degli uomini e i credenti devono accontentarsi del comportamento esteriore e agire di conseguenza. 77 In particolare il versetto si riferisce a quei musulmani che non ebbero il coraggio di seguire l’Egira dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) e che furono uccisi tra le file dei politeisti nella battaglia di Badr (Tabarì v, 234). La portata generale del brano riguarda invece tutti coloro i quali giustificano con la loro debolezza il fatto di aver subito qualcosa che il loro animo e le loro convinzioni rifiutavano profondamente. Il musulmano non può sottostare ad un governo che impedisce di condurre un’esistenza islamica, non può sopravvivere con un’occupazione in contrasto con le leggi di Allah, non deve accettare senza reagire la corruzione e lo scandalo se ha la possibilità di sfuggire anche «geograficamente» a tutto ciò; in caso contrario la sua debolezza non gli servirà da scusante di fronte ad Allah. 78 II termine che traduciamo con oppressi è «mustad ‘afûn» e designa anche coloro che, per via delle condizioni prevalenti del loro ambiente, non hanno avuto modo di ascoltare la corretta esposizione della dottrina islamica e che, per ignoranza, hanno pedissequamente accolto le menzogne contro l’IsIàm diffuse dagli oppressori (mustakbirun). 79 L’interpretazione estensiva di questo versetto ha ispirato la norma giuridica che permette a chi si trova in viaggio l’abbreviamento delle orazioni del mezzogiorno, del pomeriggio e della notte dimezzandole (vedi Appendice 2). 80 «Quando sei tra loro»: (o Muhammad). 81 Con questo versetto viene istituita la «preghiera del timore». La si può e la si devo fare quando la mancanza di un presidio all’erta potrebbe compromettere la sicurezza dei credenti o anche solo la loro concentrazione nel rito. È altresì evidente che nessuna situazione, neppure il caso di estremo pericolo, giustifica l’omissione dell’orazione. 82 A proposito dei tempi dell’orazione, vedi Appendice 83 L’esegesi classica (Tabarî v, ss.) riferisce che il versetto, e i successivi fino al sono relativi al caso di un certo Ibn Ubayrik. Accusato di furto fu difeso dall’Inviato di Allah che era stato convinto dall’intercessione della di lui famiglia ad incolpare un ebreo. La Rivelazione scagionò l’ebreo, Ibn Ubayrik rinnegò la fede e fuggì alla Mecca dove continuò la sua carriera di malfattore finché non fu lapidato. 84 Accusandoti di ingiustizia per aver incolpato un innocente (vedi sopra nota al vers. 105). 85 II versetto condanna esplicitamente l’operato di quanti creano gruppi settari o coniano dottrine discordi da quelle ammesse dalla generalità dei credenti. E questa la ragione per cui coloro che intendono preservare la loro adesione all’insegnamento del Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui) ed al sentiero dei credenti definiscono se stessi «gente della Sunna e del consenso» (Ahi al-sunna wa al-jama’). 86 I politeisti invocavano gli angeli come «figlie di Allah»; quasi tutte le «divinità» del Pantheon arabo preislamico erano femmine: al-llât, al-‘Uzza, Manât, Isàf ecc. 87 «Certamente mi prenderò…»: sono le parole che pronunciò Satana quando fu scacciato dal cielo. Un famoso hadith ci dice che l’Inferno reclamerà uomini su mille e pertanto possiamo misurare la pregnanza della minaccia diabolica. 88 II versetto accenna ad alcune pratiche della superstizione preislamica. Alcuni capi di bestiame venivano contrassegnati tagliando loro le orecchie per renderli tabù. Non venivano più sottoposti al lavoro e le loro carni non potevano essere consumate. In base a questo versetto la legge islamica proibisce il tatuaggio, la depilazione completa delle sopracciglia, la chirurgia estetica non necessaria e qualsiasi altra immotivata forma di modificazione della natura umana (vedi anche v, e vI, 138-139). 89 Secondo Tabarî (V, ss.) il versetto si riferirebbe ad una contro versia che oppose, a Medina, musulmani, ebrei e cristiani a proposito della superiorità delle loro rispettive religioni. 90 La discriminante per la salvezza non sarà certo il reclamarsi appartenenti ad una certa religione, razza o clan, e chi avrà agito male ne pagherà tutte le conse guenze. Nel successivo vers. il Corano definisce chiaramente chi sono coloro che appartengono alla migliore delle delle religioni:i sottomessi ad Allah (i musulmani) che compiono il bene e sono puntuali nella pratica del culto. 91 Il versetto stigmatizza un uso della società preislamica che consentiva, a tutori disonesti e interessati, la totale libertà di azione nei confronti delle persone e dei beni dei minori e delle donne che erano loro affidati. Essi sposavano le orfane per impadronirsi dei loro averi o impedivano i matrimoni per usufruirne ingiustamente. L’Islàm, religione di giustizia, stabilisce il diritto della donna ai suoi propri beni, a disporre liberamente del dono nuziale, ad accettare o rifiutare proposte matrimoniali. 92 Ci possono essere molte e diverse situazioni in cui diventa difficile la prosecuzione di un normale rapporto coniugale. In questo versetto il soggetto agente è la donna che soffre l’indifferenza o peggio l’avversione del marito. Potrebbe essere una contingenza temporanea o potrebbe riguardare solo una parte del complesso rapporto matrimoniale e, in tal caso, i coniugi si possono accordare per una sospensione della convivenza o del rapporto sessuale, o per la rinuncia, da parte della moglie, a parte di quanto le spetta in termini economici o logistici. Se la moglie dovesse invece ritenere che il rapporto matrimoniale le è diventato del tutto insopportabile, può chiedere e ottenere il divorzio in cambio di un «riscatto» da offrire al marito (vedi il, e la nota). In ogni caso «L’accordo è la soluzione migliore». Il versetto si conclude con un’ammonizione ad evitare l’avidità: quella del marito che pretende un riscatto troppo alto, quella della moglie che vorrebbe versarne uno minimo. Di fronte ai contenziosi economici che arricchiscono gli avvocati di mezzo mondo l’unica soluzione è sempre quella che il Corano pone come limite ai guasti provocati dalla natura umana: la «taqwà», il timor di Allah (vedi nota a II, 93 A ogni modo il divorzio, per quanto spiacevole e sconsigliato, fa parte delle cose del mondo terreno e non deve essere vissuto come una tragedia capace di travolgere l’equilibrio personale e familiare. Se tutto quanto si è svolto nel quadro di quel «timor di Allah» di cui accennano i verss. e (vedi anche la nota) Allah, nella Sua Immensa ricchezza, promette ai coniugi abbondanza e serenità. 94 «Se vi destreggerete o vi disinteresserete»: «se sarete tortuosi, equivoci, se renderete falsa testimonianza, se rifiuterete di testim oniare». 95 II Santo Corano descrive la condizione degli opportunisti. 96 Come il Paradiso, anche l’Inferno è organizzato in livelli: quello più profondo è riservato agli ipocriti. 97 Allah non ama che venga divulgato il male di cui si sia venuti a conoscenza;chi ne è stato vittima ha però il diritto di denunciarlo. Un altro significato ammesso (Tabarî VI, l): Allah non ama la meledizione; chi è stato ingiustamente maledetto ha però il diritto di difendersi. 98 «Coloro che… vogliono seguire una via intermedia»:certamente il versetto si riferisce agli ebrei che accettavano solo i profeti della progenie di Isacco. 99 L’IsIàm impone ai suoi fedeli la fede in tutta la tradizione profetica, da Adamo fino a Muhammad (pace e benedizioni su tutti loro). Il fatto che la missione di molti di loro fu circoscritta ad un tempo particolare e ad un particolare popolo non li sminuisce affatto, anzi, nella lunga teoria dei Profeti il credente comprende l’esplicitazione del disegno divino sul mondo tesa a preparare l’avvento di Muhammad, Sigillo della Profezia (pace e benedizioni su di lui). 100 «I nostri cuori sono incirconcisi»: vedi nota ii, 101 Gli ebrei non credono al miracolo della nascita di Gesù e infangano il nome di Maria (pace su di lei). 102 «ma così parve loro»; «shubbiha lahum»; qualche volta questa espressione è stata tradotta con: «gli è stato sostituito un sosia». Ma la forma coranica non permette questa precisione. 103 Gesù non è morto per mano degli uomini, la sua crocifissione non fu che un’illusione voluta da Allah che ha innalzato Gesù fino a Lui (vedi versetto successivo). 104 L’escatologia islamica e l’esegesi (Tabari VI, e ss.) descrivono lo svolgersi dei «tempi ultimi», in cui Gesù (pace su di lui) ritornerà sulla terra scendendo a Damasco; ucciderà l’Anticristo e rimarrà per sette anni (o quarantanni), durante i quali l’IsIàm trionferà e anche gli israeliti e i cristiani riconosceranno la sua vera natura e crederanno nella sua missione profetica. Un’altra interpretazione afferma che il versetto indica lo schiudersi della verità che avviene in punto di morte. In tal caso gli ebrei si renderanno conto delle menzogne che proferivano contro Gesù e sua madre (pace su entrambi) e i cristiani del fatto che egli era un servo e un messaggero di Allah e non «Suo figlio». 105 Vedi nota a iii, 106 II Deuteronomio xxiii, recita: «Non esigere nessun interesse dal tuo fratello, né per danaro né per viveri, né per qualunque altra cosa si presti ad interesse». La proibizione dell’usura che il Corano ha confermato con forza è nettissima ed altrettanto netta è l’interpolazione del versetto successivo che prescrive l’interesse nei confronti dello «straniero» e auspica la benedizione divina «in tutto quello a cui porrai mano, nel paese in cui stai per entrare a prenderne possesso». La tradizione islamica, che conferma quella precedente, ci parla di centoventiquat- tromila profeti e trecentotredici messaggeri (latori di una Scrittura). Queste cifre non devono sembrare esagerate in quanto Allah (gloria a Lui l’Altissimo) afferma nel Corano che: «Ogni comunità ha un messaggero» (x, 47). 107 La Rivelazione ai profeti avviene solitamente per il tramite di un angelo; sul monte Sinai Allah (gloria a Lui l’Altissimo) si rivolse a Mosè direttamente. 108 «davanti ad Allah»: lett. «contro Allah». Il rapporto tra la creatura e il Suo Creatore non è certo di tipo dialettico dibattimentale e la traduzione letterale avrebbe dato questo genere di impressione. Il versetto ribadisce la Volontà di Allah tesa ad informare gli uomini a proposito della Sua realtà e delle Sue leggi, in modo tale che, nel Giorno del Giudizio, essi non possano più avere scuse davanti a Lui. 109 Con questa solenne testimonianza divina vengono rafforzati e avvalorati i versetti precedenti che ribadiscono la veridicità della missione profetica di Muhammad (pace e benedizioni su di lui) e il suo porsi nello stesso solco della tradizione che il vers. fa iniziare da Noè. 110 Dopo aver rimproverato agli ebrei le menzogne su Maria, il rifiuto di Gesù e la loro volontà di ucciderlo, il Corano invita i cristiani a non eccedere nell’altro senso e attribuirgli caratteristiche che sono di Allah e di Lui solo. 111 Vedi v, e la nota. 112 «più ravvicinati»: «muqarrabùn», cioè, letteralmente, «resi prossimi». 113 «una prova… una Luce chiarissima»: il Corano. 114 «al maschio la parte di due femmine»: questa disposizione potrebbe sembrare inficiata di parzialità ma non è così. Esaminiamone le ragioni: a) la femmina viene mantenuta dal padre, dal fratello e poi da suo marito, figlio ecc. per tutto quello che riguarda alloggio, cibo e vestiario; b) al matrimonio riceve la dote o il doario sul quale né il marito né il padre o gli altri parenti hanno alcun diritto; c) nei confronti degli uomini non ha nessun obbligo, nemmeno quello di allattare il suo neonato (in tal caso il padre deve trovare e pagare una balia). Nonostante tutto ciò essa eredita dal padre, dal marito, dai figli e da altri parenti.

Hamza Roberto Piccardo

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