ayah
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Luogo della rivelazione
Medina
La gran parte di questa sura si riferisce all’episodio della cacciata da Medina del clan degli ebrei Banì Nadir, avvenuto nel IV anno dall’Egira (625 d.C.).
La tradizione ci ha riferito questa dinamica dei fatti.
L’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) si era recato presso i notabili del clan ebraico, alleato con la tribù araba degli Aws. Mentre conversava con loro gli apparve Gabriele (pace su di lui) che, visibile a lui solo, lo informò che i Banì Nadir stavano preparandogli un agguato mortale e che pertanto doveva allontanarsi immediatamente. Muhammad si alzò e se ne andò, seguito poco dopo dagli altri credenti che lo avevano accompagnato. Il fatto avvenuto era molto grave e confermava il sospetto che i Banì Nadir avessero accettato il patto con il Profeta con la segreta intenzione di non rispettarlo e che avessero stabilito accordi con i Quraysh della Mecca per aiutarli contro l’Inviato di Allah e contro i musulmani. La decisione del Profeta fu rapida: i Banì Nadir dovevano abbandonare la città entro dieci giorni, pena la morte. Nella vicenda intervenne il capo degli ipocriti di Medina, il noto Abdallah Ibn Ubay, che invitò gli ebrei a respingere l’ultimatum e promise loro il suo aiuto e quello di alcuni clan arabi nemici dei musulmani. Ritrovata un po’ di baldanza i Banì Nadir interruppero i preparativi della partenza e consolidarono le difese delle loro fortezze in previsione dell’assedio dei musulmani.
Appena informato dei fatti, l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) ordinò ai credenti di armarsi, quindi li radunò e li condusse fin sotto le fortezze dei Banì Nadir nella parte meridionale dell’oasi medinese. Dopo quindici giorni di assedio, traditi dai loro alleati, minati dalle discordie interne e indeboliti dal terrore che incutevano loro i musulmani, gli ebrei si arresero senza condizioni e furono esiliati. Ottennero di portare con loro solo quello che poteva essere trasportato dai loro cammelli.
In base ad una precisa rivelazione (verss. 6-7) che divenne norma giuridica, il bottino preso spettava all’Inviato di Allah affinché ne disponesse al meglio per le esigenze della comunità. Così avvenne e diede modo al Profeta di sollevare dalla miseria una gran parte degli emigrati meccani che per seguirlo nell’Egira avevano abbandonato le loro case e perso tutti i loro beni.