Medina
sura Al-Anfal

ayah

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Luogo della rivelazione

Medina

Questa sura fu rivelata dopo la battaglia di Badr, che segnò una svolta nella storia della nascente Comunità islamica.

L’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) aveva deciso di attaccare la carovana coreiscita che tornava dalla Siria carica di merci pregiate ma l’agguato fallì e i musulmani si trovarono a dover scegliere tra l’inseguimento della spedizione commerciale o lo scontro con un vero esercito di circa mille uomini che era partito dalla Mecca in suo soccorso. Questo cambiamento di programma costituiva un rischio militare e politico importante. Attaccare una carovana difesa da poche decine di armati poteva essere una scaramuccia senza gravi conseguenze di ordine generale, scontrarsi con un grosso contingente di meccani, nel quale erano rappresentati tutti i più importanti clan della città e guidato dai notabili più in vista, diventava necessariamente un fatto di grande risonanza politica, il cui esito poteva condizionare il futuro della Comunità islamica e la stessa sicurezza di Medina. Ottenuto l’appoggio dei Muhajirùn (gli Emigrati meccani) e degli ’Ansàr (gli Ausiliari medinesi), l’Inviato di Allah accettò il combattimento in campo aperto. I numeri che la tradizione ci ha tramandato ci informano che i musulmani erano 314, montati (a turno) su 70 cammelli e su tre cavalli, i pagani erano forti di circa mille uomini e avevano un centinaio di cavalli.

Secondo il costume arabo la battaglia fu preceduta dallo scontro di tre Quraysh pagani e di tre musulmani. I campioni della fede furono tre membri della Famiglia del Profeta (pace e benedizioni su di lui), suo zio Hamza, suo cugino e genero ‘Ali ibn Abî Tâlib e ‘Ubayda, altro suo cugino (che Allah sia soddisfatto di tutti loro). La vittoria arrise ai credenti e fu la stessa cosa per il combattimento che iniziò subito dopo. Nonostante lo svantaggio numerico i musulmani combatterono con ardore sovrumano e Allah (gloria a Lui l’Altissimo) intervenne nello scontro con angeliche truppe guerriere.

Ci furono episodi di splendido eroismo e di totale abnegazione che costituiscono in tutti i tempi esempio di coraggio e di comportamento nella guerra per la causa di Allah. Trovarono il martirio quindici musulmani tra cui ‘Umayr, un giovane quindicenne, parente del Profeta. Ben più pesante fu il bilancio delle perdite in campo pagano: cinquanta uomini rimasero uccisi e altrettanti furono presi prigionieri.

Dopo anni di persecuzioni e oltraggi Allah (gloria a Lui l’Altissimo) aveva onorato la Sua Comunità anche sul campo di battaglia: era il xvii giorno del mese di Ramadan del secondo anno dall’Egira.