Mecca
sura Al-Anbya

ayah

112

Luogo della rivelazione

Mecca

I profeti (pace su tutti loro) sono lo strumento mediante il quale Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ha voluto esplicitare agli uomini il Suo messaggio di salvezza, la Sua misericordia.

L’IsIàm riconosce nella loro venuta un unico disegno provvidenziale che, a partire da Adamo e fino a Muhammad (pace e benedizioni su di lui), ha guidato l’umanità in un cammino di progresso spirituale, morale e civile.

In questa sura vengono citati nell’ordine, Mosè e Aronne, Abramo, Isacco, Giacobbe, Lot, Noè, Davide e Salomone, Ismaele, Giobbe, Enoch, Dhù’l-Kifl, Giona e Zaccaria, Giovanni, Maria e suo figlio Gesù. Secondo la tradizione che riferisce in proposito un hadìth di Muhammad (pace e benedizioni su di lui) i profeti furono in tutto centoventi- quattromila, e trecentotredici di loro recarono un messaggio obbligatorio per le loro comunità. Allah (gloria a Lui l’Altissimo) rivelò a tutti loro il Tawhid: «Non inviammo prima di te nessun messaggero senza rivelargli: “Non c’è altro dio che Me. Adorate- Mi!”» (XXI, 25). Il Corano ci parla della loro assoluta umanità: «… non inviammo alcun messaggero che non mangiasse e non andasse nei mercati» (xxv, 20), «E neppure erano eterni!» (XXI, 8) e, ciononostante, credere nella loro impeccabilità (‘isma) per quello che riguarda la fede e fedeltà al compito affidato loro dall’Altissimo fa parte della ‘aqìda (la dottrina islamica) «Gloria atLiii, quelli non sono che servi onorati, che mai precedono il Suo dire e che agiscono secondo il Suo ordine» (XXI, 26-27).