ayah
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Luogo della rivelazione
Medina
«manifestereste segretamente a loro dell’amicizia»: il versetto si riferisce all’episodio che vide protagonista Hâtib ibn Abî Baltà’, un emigrato che, temendo per la sua famiglia rimasta alla Mecca senza protezioni, forniva ai coreisciti informazioni sulle strategie dei musulmani. Poco prima della conquista della Mecca, egli inviò loro una lettera, affidandola ad una donna che la nascose nei capelli. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) ispirato dall’Altissimo, inviò ‘Alî ibn abî Talib e Zubayr all’inseguimento. Essi raggiunsero la donna e s’impossessarono della missiva. Hâtib era uno dei compagni che avevano partecipato alla battaglia di Badr e lo stesso Inviato di Allah intercesse in suo favore salvandolo dal risentimento dei credenti e dall’ira di ‘Umar che, accusandolo di ipocrisia manifesta, voleva la sua esecuzione. Ben diverso in simili frangenti era stato il comportamento di altri musulmani (cfr. tra gli altri il vers. 22 della sura lvii), quelli che per amore di Allah e del Suo Inviato avevano reciso tutti i legami tribali e persino quelli familiari. Abù Bakr, ad esempio, colpì con violenza suo padre che aveva insultato il Profeta e nel giorno di Badr stava per scontrarsi in singoiar tenzone con suo figlio ‘Abdu ’r-Rahmân che combatteva nelle file coreiscite; Abû ’ Ubayda ibn al-Jarràh nella battaglia di Uhud uccise suo padre.